L’Associazione linea-menti ODV, consapevole dello stato di tensione presente fra i concittadini torinesi, si rende disponibile ad accogliere, attraverso il suo numero di emergenza 011.19.62.02.22, quanti faranno richiesta di supporto per stati ansiosi e/o panico dipesi dalla particolare situazione sanitaria.

Il servizio fornito dall’Associazione attraverso i suoi psicologi, ovviamente, non sostituirà quanto già predisposto dalla Regione Piemonte attraverso i suoi numeri: 800.19.20.20 (il numero verde sanitario, attivo 24 ore su 24, a disposizione di tutti i cittadini che abbiano il dubbio di aver contratto il virus), il 112 (numero di riferimento per le emergenze sanitarie e altri tipi di emergenze) e il 1500 (numero verde del ministero della Salute).

Aspetti psicologici e socio-culturali

La paura è una delle emozioni fondamentali nell’uomo, ed è evoluzionisticamente funzionale in quanto ci mette in guardia dai potenziali pericoli consentendo la sopravvivenza della nostra specie. Questa emozione di base agisce come un segnale d’allarme, ovvero di fronte ad una minaccia (reale o immaginata) induce cambiamenti fisici e mentali e ci prepara all’azione di attacco o fuga (flight or fight).

Tuttavia, può accadere che si reagisca in maniera sproporzionata rispetto al pericolo. Infatti, la valutazione del potenziale della minaccia non è oggettiva ma è influenzata da diverse variabili.

Nel caso del nuovo coronavirus Covid-19 (o SARS-CoV-2 Severe Acute Respiratory Syndrome CoronaVirus 2) si sono registrati in Italia – così come nel resto del mondo – elevati livelli di paura ed ansia correlati alla forte preoccupazione di contrarre la suddetta malattia. Ed i fattori che hanno contribuito ad alimentare questo stato di paura da contagio, sono principalmente:

  1. La “Possibilità di controllo”, virus e batteri (microscopici per definizione) destano maggiore preoccupazione perché si percepiscono meno controllabili rispetto, ad esempio, alle malattie ischemiche del cuore che pur rappresentano la prima malattia per mortalità in Italia.
  2. La “Conoscenza abituale”, l’influenza stagionale fa parte essa stessa della famiglia dei Coronavirus ma desta meno preoccupazione (nonostante solo in Italia uccida ogni anno un centinaio di persone) perché è un rischio a cui si è “abituati”, a differenza della nuova minaccia.
  3. L’ “Attenzione dei media”, più si parla di un pericolo più la minaccia sembra concreta, ed il nuovo Coronavirus è negli ultimi giorni la notizia principale (se non l’unica) su numerosi mezzi di informazione.
  4. La “Prossimità”, dopo i nuovi casi positivi confermati in Piemonte la percezione del rischio è cresciuta enormemente per il Coronavirus, nonostante sia decisamente molto meno pericoloso di altre forme virali come gli Ebolavirus (con un tasso di mortalità che può arrivare fino al 90% dei contagiati) e che ancora oggi non lasciano scampo a molte persone della Repubblica democratica del Congo.

In sintesi, questo insieme di fattori può generare azioni esagerate e far dilagare la paura del contagio più del virus stesso. Ad esempio, a Torino si sono registrati i primi casi di vittime da Coronavirus, solo che a mieterle non sarebbe stato il virus ma bensì la paura. Infatti, due cittadini cinesi prima e pochi giorni dopo una donna sempre di origini cinesi, sarebbero stati aggrediti dapprima verbalmente “Avete il coronavirus, dovete andarvene viene da qui!” e poi addirittura picchiati.

Ma allora come possiamo “vaccinarci” da questa paura e fare in modo che non ci governi e spinga ad episodi di violenza, panico e discriminazione incontrollata?

  1. Informarsi, affidandosi solo a fonti autorevoli, ufficiali ed aggiornate (Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità in primis) e diffidando da titoli allarmistici. È la scienza che deve suggerire i giusti comportamenti e non le suggestioni.
  2. Accettare la paura, così come ogni altra emozione, senza farsene invadere. Per quanto riguarda il Coronavirus si tratta indubbiamente di un rischio che non va sottovalutato, ma il buon senso e la capacità di non perdere la calma deve essere la strada da percorrere perché il panico può solo aumentare il pericolo e non diminuirlo.
  3. Attuare le misure precauzionali diffuse dall’OMS e dall’Istituto Superiore di Sanità, come lavarsi spesso le mani e starnutire o tossire in fazzoletti monouso. Inoltre, ricordarsi che l’organizzazione sanitaria italiana è tra le più solide al mondo ed è una garanzia di grande efficienza per tutti e che sta già affrontando con grande rigore, attenzione e tutte le risorse necessarie la situazione in corso.

In questo modo si evita di trovarsi in uno stato di allarme costante (che aumenta lo stress) e che può indiscutibilmente compromettere il nostro benessere psicofisico e la stessa capacità di risposta immunitaria del corpo nel fronteggiare le minacce virali (vecchie e nuove).

Aspetti clinico-preventivi

Nella grande incertezza di un’infezione respiratoria di nuova comparsa e con una storia ancora troppo breve per poter sapere già tutto di lei, partirei dagli unici punti certi che abbiamo. Il Coronavirus Covid-19 è una patologia infettiva virale priva di un farmaco utile a risolverla in modo definitivo. Tutto ciò che da pneumologo pratico posso fare è riassumere rapidamente ciò che attualmente sappiamo, evitando in tal modo di aggiungere confusione a quella confusione che già da se favorisce il panico, dando alcuni consigli per ridurre il rischio di contagio e le eventuali complicazioni legate alle forme cliniche della malattia meno favorevoli.

  1. Covid-19 è una infezione respiratoria che si trasmette da un individuo ammalato ad uno sano, in modo diretto (contatto interpersonale). L’infezione passa da un individuo infettante (che ha il virus) ad un altro sano attraverso le mucose della bocca, del naso e degli occhi per via aerea (tosse e starnuti) o col tramite delle proprie mani sporche.
  2. Il soggetto infettante libera nell’aria le particelle virali con la tosse e con lo starnuto oppure, ancora, portando i secreti contenenti il virus emessi con la tosse e portati sulle proprie mani (coprendosi la bocca con le mani quando tossisce) su maniglie delle porte, superfici, ecc., che vengono a contatto con le mani di un altro individuo ancora sano. Quest’ultimo, respirando nello spazio di circa 2 metri intorno al soggetto che tossisce e starnutisce o portando le mani contaminate alla bocca, al naso o agli occhi dopo aver raccolto inavvertitamente le secrezioni infette dalle superfici sulle quali il soggetto infettante le ha depositate, giunge a sua volta a contagiarsi.
  3. Il virus giunge a livello della mucosa orale, del naso o degli occhi e viene assorbito, passando nel sangue e diffondendosi all’intero organismo e ai vari organi e, tra questi, anche a bronchi e polmoni.
  4. Come per l’infezione influenzale, anche questo nuovo Coronavirus ha una mortalità generale che sembra di circa un 2% o poco più. Ciò vuol dire che su 100 soggetti infettati, 97-98 ne escono vivi e vegeti come nel caso dell’influenza. Cosa questa ben diversa dall’immaginarsi Covid-19 come un agente virale infettante che non lascia scampo (ed è ciò che invece sembra stia accadendo nella testa delle persone e che alimenta il panico). Covid-19 non è come il gas nervino che uccide sempre, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, si ritorna alla normalità senza alcun problema.
  5. Non tutte le infezioni da Covid-19, quindi, esitano in polmonite, ma solo un limitato numero delle infezioni può evolvere in tal senso. La maggior parte dei pazienti infettati (circa l’80%) presenta una sintomatologia respiratoria contenuta e non dissimile da tante altre forme virali respiratorie. In alcuni casi i sintomi possono essere talmente lievi addirittura da non destare particolare allarme, motivo per cui alcuni soggetti possono eliminare virus con una tosse modesta, senza accusare personalmente sintomi importanti, ma rendendosi purtroppo soggetti già attivi da un punto di visto della capacità contagiante di soggetti sani. In alcuni pazienti quasi completamente senza sintomi, la possibilità di contagiare è affidata unicamente alla possibilità di trasportare con le mani, anche con il tramite di oggetti intermedi, particelle virali infettanti “dall’untore” al soggetto sano.
  6. Una minima parte di persone infettate può sviluppare polmonite, come accade anche per l’influenza, e non tutti i soggetti con polmonite virale muoiono, anche se la situazione può diventare più seria. Non si muore generalmente per una intrinseca letalità del virus, ma per le complicanze della polmonite che in alcuni soggetti può conseguire all’infezione virale. Tra queste la ARDS (sindrome da distress respiratorio grave), l’insufficienza respiratoria e le infezioni batteriche sovrapposte che talora complicano i fatti virali con polmoniti batteriche da pneumococco e da stafilococco. Ciò accade più facilmente in soggetti già affetti da altre patologie croniche concomitanti (renali, cardiache, bronco-polmonari) e nei diabetici con condizione generale più compromessa, oltre che nei pazienti con tumori e leucemie specie se in trattamento chemioterapico. Anche i soggetti fumatori, come nel caso di una qualsiasi polmonite virale o batterica, possono più facilmente andare incontro a problemi respiratori più seri in caso di polmonite virale da Coronavirus.

Tenuto conto di ciò che ho esposto sopra, consiglierei:

  1. Evitare di respirare nella “sacca” d’aria che circonda chi tossisce e starnutisce nello spazio di 2 metri (tutto intorno alla persona), specie se in luogo chiuso. Da soli all’aria aperta non si contrae il virus che, in ogni caso, non decreta per definizione la fine dell’individuo qualora si dovesse infettare.
  2. Evitare spazi chiusi o confinati affollati, condividendoli con persone che tossiscano o starnutiscano. Parlo di teatri, chiese, scuole, ritrovi, ma anche della stessa cabina dell’ascensore. Imparare a vedere in chi tossisce un potenziale “untore”, cosa questa che vale non solo nel caso di questo Coronavirus, ma anche per i tanti agenti microbici contagianti responsabili dei contagi di una qualsiasi malattia infettiva respiratoria.
  3. Potendosi trovare anche soggetti infettati dal virus privi di sintomi, potenzialmente in grado di liberare virus infettanti presenti nelle loro fosse nasali anche senza che sia presente tosse o crisi di starnuto, ma semplicemente con il traporto di secreti nasali attraverso le mani, praticare frequentemente il lavaggio delle mani nel corso della giornata, specialmente dopo aver toccato oggetti (maniglie, superfici d’uso comune, ecc.), ed evitare rigorosamente di portarsi le mani alla bocca, al naso e agli occhi, questo come regola assoluta che vale per il Coronavirus ma anche per tutte le situazioni di malattie in cui sia presente un qualsiasi agente infettante microbico virale o batterico.
  4. Non dare per scontato che chi non tossisce e non starnutisce non possa eliminare Covid-19 e quindi non rappresenti un problema. Le mani vanno lavate accuratamente il più possibile nella giornata, usando (ammesso che sia ancora disponibile, visto l’assalto alle farmacie) la semplice Amuchina (ipoclorito di sodio).
  5. Non contare troppo sulla protezione conferita dalle mascherine per il viso. Utili certamente per ridurre la possibilità di contagiare un individuo sano (indossate dal soggetto ammalato) e nel caso si assista un ammalato, da sole non danno nessuna garanzia di protezione.
  6. Specie per i soggetti portatori di altri stati morbosi cronici, quali malattie renali e cardio-vascolari, BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), bronchite cronica, fibrosi polmonare, enfisema polmonare severo, diabete mellito, tumori e leucemie e nel caso di pazienti trapiantati o trattati con la chemioterapia antitumorale o, ancora, nel caso dei grandi anziani, consiglierei di non fumare (ma vale anche per tutti gli altri), in modo da ridurre i rischi di complicanze respiratorie nel caso in cui il quadro infettivo dovesse evolvere in polmonite.
  7. Eviterei di andare a trovare i nonni con la tosse o con il naso che “cola”, specie se nelle condizioni di cui sopra. E ai nonni consiglierei di guardarsi bene dal farsi avvicinare da nipoti “untori”, nel caso in cui ricorrano dubbie condizioni febbrili o siano presenti, nel visitatore del momento, febbre, tosse, starnuti o gocciolamento del naso, anche senza rilevante compromissione dello stato generale.
  8. Per evitare di morire di panico al posto di rischiare di morire per un’improbabile polmonite (il rischio di tale condizione è davvero percentualmente molto limitato rispetto al grande numero dei soggetti infettati), rifuggirei, anche e soprattutto per il proprio equilibrio mentale, dalla pericolosa equivalenza che mi sembra si sia fatta strada nella testa della gente: infettarsi con il Coronavirus equivale a morire. Nulla di più falso. In realtà la situazione corrisponde all’incirca all’essere tornati all’influenza, nel periodo precedente a quello della possibilità di vaccinarsi. Se non porto le mani alla bocca e al naso, se mi lavo molto bene le mani anche ripetutamente nella giornata e non resto a respirare nella zona di rischio (2 metri) di individui che tossiscono e starnutiscono, il Coronavirus non lo prendo. E se capita, dopo qualche giorno e nel 98% dei casi ne uscirò più forte e immune.
  9. Il periodo primaverile alle porte farà di più di quanto non si possa pretendere da farmaci anti-virali, attualmente non disponibili, o da un vaccino impensabile prima di 16-18 mesi. Con la riduzione del periodo freddo, come già successe per la SARS del 2002-2003, i contagi tenderanno a ridursi e l’infezione scomparirà completamente.
  10. Fino a completa risoluzione del problema, consiglierei di sospendere saluti vari che prevedano rituali come guance appiccicate o baci, sostituendo al solito saluto affettuoso comprensivo di contatto fisico, un bel “Ciao!”, agitando una mano alzata come i bimbi. Una mano pulita, mi raccomando!

Dott. Michele Abbruscato e Dott. Enrico Ballor